Il mondo del cinema e della televisione piange la perdita di Antonello Fassari, l’attore romano noto per la sua straordinaria inclinazione comica e per aver conquistato il pubblico con personaggi memorabili. La sua popolarità, che ha travalicato i confini della televisione, è dovuta in gran parte alla partecipazione a programmi cult come “Avanzi” e alla sua interpretazione dell’oste Cesare nella serie televisiva amata da tutti, I Cesaroni.
Sabato 5 aprile, un giorno carico di tristezza, termine che Fassari stesso usava frequentemente in I Cesaroni, la sua morte ci ha colpiti duramente. In un’intervista passata, l’attore aveva detto: «Il format spagnolo da cui eravamo partiti era perfetto: toccavamo temi come la fecondazione assistita, il ragazzo che arriva col preservativo… Cose vere». E ancora: «Avevo 54 anni quando partimmo nel 2006, oggi ne ho 71: per forza cambierà qualcosa anche nel personaggio. Gli spagnoli furono intelligenti a inventarsi un cinquantenne così, tirchio e vergine. Il tormentone ‘che amarezza’ invece è mio, che poi non è una battuta, è più una sentenza filosofica».
Nel 2024, ospite alla trasmissione “La volta buona“, Fassari aveva raccontato di aver affrontato ansia e depressione a seguito della separazione dalla moglie dopo più di vent’anni di matrimonio. Non solo: l’attore soffriva anche di angina, un dolore toracico causato da una scarsa ossigenazione del cuore. «Stavo male, non riuscivo a fare le cose di tutti i giorni. Sentivo come una carpa dentro, qualcosa che mi mordeva. Ero divorato dalle ansie. Però, fortunatamente, le cure mediche e le attenzioni di persone preparate mi hanno salvato la vita», aveva raccontato.
Nonostante questi periodi difficili, sembrava che Antonello stesse lentamente migliorando. Tuttavia, secondo quanto dichiarato da Claudio Amendola, l’attore aveva “una malattia bastarda” che si è aggravata nell’ultimo mese. «Sapevamo che era malato, ma non ci aspettavamo questo», ha detto commosso all’ANSA. «Le sue condizioni sono precipitate nell’ultimo mese, sul set lo aspettavamo».
Antonello Fassari era figlio dell’avvocato penalista Osvaldo Fassari e di Adriana Gambardella. Si diplomò all’Accademia d’arte drammatica ‘Silvio d’Amico’ nel 1975, e la sua formazione era interamente teatrale. Tuttavia, è diventato un volto noto del piccolo schermo, in particolare grazie ai suoi ruoli in programmi come “Avanzi“, dove interpretava il compagno Antonio, e in “Tunnel“. I suoi personaggi erano impreziositi da una marcata romanità che li rendeva unici.
Nel corso della sua carriera, lunga oltre 50 anni, ha lavorato con registi di grande calibro, tra cui Marco Risi in Il muro di gomma, Marco Tullio Giordana in Pasolini, un delitto italiano, Michele Placido in Romanzo Criminale e Stefano Sollima in Suburra.
Antonello Fassari lascia un vuoto incolmabile nel cuore del suo pubblico, che lo ha sempre seguito con affetto. Ha saputo entrare nelle case degli italiani, diventando una presenza affettuosa e riconoscibile. Il suo ricordo rimarrà vivo non solo attraverso il suo lavoro, ma anche nella musica: nel 1984, infatti, incise una canzone rap intitolata Romadinotte, di cui scrisse il testo, su una base di Lele Marchitelli, Danilo Rea e Pasquale Minieri. Uno dei suoi più grandi amori rimase, per sempre, la squadra di calcio della AS Roma.
Il cordoglio di Claudio Amendola: «Sarai sempre mio fratello. Sapevamo che questa serie nuova sarebbe stata dedicata a lui perché conoscevamo la sua malattia, ma non eravamo preparati alla notizia. Per me è un pezzo di vita che va via. È dura anche parlare», ha dichiarato commosso all’ANSA. «Mi aspetto che stia borbottando da qualche parte lassù».
Grazie per tutta l’amarezza che ci hai lasciato in bocca e non solo.
Grazie per tutto.

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