Nell’epoca moderna, il termine intelligenza artificiale è stato coniato nel 1955 da John McCarthy. Nel 1956, McCarthy e altri scienziati organizzarono la conferenza “Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence”.
Questo è quanto si legge su Google riguardo le origini di questa rivoluzionaria scoperta: la capacità dei dispositivi cibernetici di pensare ed agire autonomamente sulla base di informazioni preinserite ed autoelaborate mediante algoritmi.
Un’idea figlia di colossali investimenti privati, sovvenzioni governative, di varie multinazionali e di complessi militari. Una vita parallela alla nostra, in grado di sostituire l’uomo nelle mansioni in cui la sua mente è il principale motore dello sviluppo industriale.
Gli aspetti rivouzionari sono evidentissimi, a cominciare dal campo medico-scientifico. Macchinari in grado di elaborare in autonomia dati in grado di poterli muovere, e magari eseguire da remoto un’operazione chirurgica senza alcun margine di errore. Fantastiliardi di algoritmi elaborati in una frazione di secondo per regalarci il meglio.
Programmi e applicazioni a cui domandare vocalmente qualsiasi cosa sono già disponibili al grande pubblico: Chat Gpt o Sora ad esempio. Quest’ultima in grado di creare contenuti anche in campo grafico.
Cybercapacità in grado di progettare immediatamente realtà architettoniche che una volta avrebbero richiesto una vita di studi di progettazione. Tutto questo e altro ancora si dovrà sviluppare, e sarà sicuramente questione di tempo.
Questi sono solo alcuni esempi di quanto potrà fare l’ A.I. (artificial intelligence).
Occorrerebbe chiedersi però se il genere umano è pronto a gestire una tale tecnologia. La storia ci ha già raccontato la pericolosità di un’altra rivoluzione epocale del passato come il nucleare. Molto utile in medicina certamente, ma letale se inserito in un contesto bellico.
A tal proposito, nel 2022 il presidente della federazione russa Vladimir Putin ha esordito in una frase inquietante, visti i recenti accadimenti: “L’A.I. è una bomba atomica. Chi la controlla, controlla il mondo.”
Sibillina come colui che l’ha pronunciata, non può non far riflettere sulla potenziale minaccia nel caso questa venga utilizzata nel modo sbagliato. Od ancor prima di tutto questo, semplicemente eccedendo nel suo utilizzo.
Se effettivamente tutte le mansioni umane in cui è necessario utilizzare il potenziale cerebrale saranno sostituite dall’intelligenza artificiale, non può che prevedersi una crisi sociale senza precedenti. Se poi A.I. comanderà anche gli automatismi meccanici per la produzione industriale, oltre ai professionisti, agli ingegneri, a tutti gli impiegati di ufficio, anche il classico operatore meccanico resterebbe a senza lavoro.
Proprio recentemente la categoria dei doppiatori e degli operatori cinematografici a Hollywood ed a Cinecittà, hanno dichiarato ad oltranza i primi scioperi. Successivamente, a onor di logica, la patata bollente potrebbe passare al settore grafico, per poi espandersi a macchia d’olio in tutti gli altri settori. Senza poi contare l’uso militare della A.I.
Potrebbe ad esempio capitare che un capo di Stato ostile, dopo la sua morte potrebbe senza problemi essere ricreato graficamente al fine di non far crollare il regime. Fantascientifico certo, ma non impossibile Oppure lo sviluppo e la precisone di armamenti all’avanguardia: un incubo che potrebbe facilmente sfuggirci di mano.
Il mondo dovrebbe avere qualcuno incaricato alla gestione, ai limiti ed al controllo dell’utilizzo di A.I.
Proprio AGID è stata da tempo indicata come l’organo preposto ad occuparsi di intelligenza artificiale e, in futuro, a fungere da autorità dedicata di controllo sulla base delle prescrizioni dell’AI Act, il nuovo pacchetto di regole sull’intelligenza artificiale in discussione a livello europeo.
Alcuni esperti stimano che nel giro di dieci anni, A.I. sarà più intelligente di dieci volte della somma di tutta l’intelligenza del mondo. Una profezia potentissima che suona quasi biblica vista la portata della cosa. Si può quindi considerarla come il “Figlio dell’uomo” tanto decantato dell’apocalisse?
Nato a Milano il 9 Agosto 1974, ha conseguito studi ed esperienze lavorative di progettazione meccanica. Agli inizi del 2000 quasi per gioco coltiva l’hobby della scrittura, divenendo inaspettatamente giornalista pubblicista. Ha collaborato con svariati quotidiani scrivendo di cronaca e inchiesta, nonché con magazines mensili dedicati alle auto storiche per via della sua passione per il collezionismo automobilistico di nicchia. Oggi lavora in una fondazione nel centro di Milano, ma non appena il tempo glielo consente, ne approfitta per condividere notizie ed opinioni. La sua citazione preferita, come un mantra, la ruba al celebre film “Scent of woman,” in cui Al Pacino, nei panni di un colonnello non vedente dell’esercito, risponde alla domanda del suo giovane badante sull’ammirazione che ha delle donne: “Le donne le amo sopra ogni cosa. Al secondo posto, ma con lunga distanza… c’è la Ferrari.” Carpe Diem.