Nonostante i negoziati di pace in corso, la guerra tra Russia e Ucraina continua senza sosta, alterando profondamente gli equilibri geopolitici globali. Gli attacchi russi, con sciami di droni nelle regioni occupate di Donetsk, Lugansk e Donbass, mietono vittime tra le forze armate ucraine e, soprattutto, tra i civili, nelle zone residenziali e vicino alle infrastrutture energetiche. Fin dall’inizio, si è parlato di pace, ma più come un esercizio retorico che come una reale possibilità. Tuttavia, la discussione su una possibile tregua è diventata concreta con l’insediamento di Donald Trump per un secondo mandato alla Casa Bianca.
Il conflitto, che vede contrapporsi una delle maggiori superpotenze mondiali e uno Stato diviso tra il desiderio di avvicinarsi all’Occidente e la crescente influenza della propaganda filorussa, solleva interrogativi profondi sulle sue cause. Analizzando le dichiarazioni ufficiali, appare chiaro che le motivazioni ideologiche e propagandistiche addotte da Vladimir Putin, specialmente nel discorso che ha accompagnato l’invasione, sono state in gran parte un pretesto per giustificare la guerra. Le vere ragioni sembrano risiedere negli interessi economici e nelle risorse strategiche.

L’Ucraina è un paese ricco di risorse fondamentali per l’industria tecnologica e militare, come le terre rare. Non è un caso che Trump stia puntando su queste risorse, escludendo l’Europa da trattati cruciali, mentre quest’ultima aspira a sfruttare il sostegno dato al presidente Volodymyr Zelensky. Incontri a Riyad tra delegazioni russe, ucraine e statunitensi riguardo ai commerci nel Mar Nero confermano che gli interessi economici hanno un peso maggiore rispetto alle questioni militari.
Anche la Russia ha obiettivi economici chiari. I territori occupati nascondono risorse vitali per la difesa, l’industria dei chip e altre materie prime strategiche. Il controllo di queste aree consente al Mosca di mantenere un vantaggio geopolitico e di rafforzare la propria posizione nel mercato globale delle materie prime. Le politiche energetiche occidentali, in particolare il Green Deal sotto l’amministrazione Biden, hanno rappresentato una minaccia per la Russia, riducendo il suo potere contrattuale sulle forniture di energia.
Le questioni economiche non si limitano a questo. Il coinvolgimento della famiglia Biden negli affari legati all’Ucraina, e in particolare gli investimenti di Hunter Biden, hanno alimentato ulteriori tensioni tra Washington e Mosca. Questo scenario si intreccia con questioni strategiche legate alla deterrenza nucleare. La Russia ha trasferito parte del proprio arsenale nucleare tattico in Bielorussia, mentre gli Stati Uniti hanno ripristinato la presenza di testate nucleari in alcuni paesi europei, accrescendo la tensione.
Un altro elemento cruciale è l’enclave russa di Kaliningrad, situata tra Polonia e Lituania, che ospita missili balistici intercontinentali. Se Kiev fosse entrata nella NATO, la Russia si sarebbe trovata di fronte nuove basi occidentali ai suoi confini, aumentando il rischio di escalation. Tuttavia, molti analisti sostengono che questi fattori non sarebbero stati sufficienti da soli a giustificare un conflitto su vasta scala.
L’elezione di Trump ha scosso gli equilibri internazionali. Il magnate si presenta come l’unico in grado di fermare la guerra e di evitare una terza guerra mondiale. Ma è realistico escludere che Trump e Putin abbiano già stipulato accordi economici a danno dell’Ucraina? L’elezione di Biden potrebbe aver alterato questi piani, con gli investimenti diretti a Kiev e una rinnovata presenza militare americana in Europa.
Oggi, il mondo sembra dirigersi verso un nuovo ordine globale. Putin ha ribadito che il futuro dell’ordine internazionale non sarà più dominato da una sola superpotenza, ma da un sistema multipolare di progressi reciproci. In questo scenario, la Cina gioca un ruolo cruciale, rappresentando una delle incognite più grandi per la geopolitica futura.

Nato a Milano il 9 Agosto 1974, ha conseguito studi ed esperienze lavorative di progettazione meccanica. Agli inizi del 2000 quasi per gioco coltiva l’hobby della scrittura, divenendo inaspettatamente giornalista pubblicista. Ha collaborato con svariati quotidiani scrivendo di cronaca e inchiesta, nonché con magazines mensili dedicati alle auto storiche per via della sua passione per il collezionismo automobilistico di nicchia. Oggi lavora in una fondazione nel centro di Milano, ma non appena il tempo glielo consente, ne approfitta per condividere notizie ed opinioni. La sua citazione preferita, come un mantra, la ruba al celebre film “Scent of woman,” in cui Al Pacino, nei panni di un colonnello non vedente dell’esercito, risponde alla domanda del suo giovane badante sull’ammirazione che ha delle donne: “Le donne le amo sopra ogni cosa. Al secondo posto, ma con lunga distanza… c’è la Ferrari.” Carpe Diem.